Sovraccarico biomeccanico a carico della colonna vertebrale: come proteggerla

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Tra le malattie professionali più frequenti rientrano senza dubbio quelle derivanti da sovraccarico biomeccanico. Di queste, secondo gli ultimi dati INAIL, le patologie legate alla spalla e al rachide sono le più comuni.
Proteggere la colonna vertebrale da possibili disturbi, a breve e lungo termine, è possibile a patto che si presti la giusta attenzione ad alcuni aspetti, a volte purtroppo trascurati da chi assegna o compie il lavoro.

Colonna vertebrale, rachide, schiena: facciamo chiarezza

Per capire meglio dove sia e in cosa consiste il problema, è necessario fare chiarezza sulla terminologia.
La colonna vertebrale, o rachide, o schiena è una struttura del nostro corpo piuttosto complessa: 

  • ci serve per mantenere l’impalcatura del corpo e per questo deve essere resistente; 
  • è abbastanza flessibile per consentire alcuni movimenti (permette di piegarci, inclinarci di lato, ruotare) anche se questi sono limitati e diversi nelle sue parti; 
  • infine protegge quella vera “autostrada (o fibra ottica, potremmo dire oggi) con molte uscite” che è il midollo spinale, ovvero quella parte del sistema nervoso che dal cervello (dalla testa) scende e manda i segnali per ogni nostro movimento, raccogliendo tutte le sensazioni da tutto il nostro corpo (esclusa solo la testa).

Quando pensiamo alla colonna vertebrale, quindi, dovremmo pensare che serve soprattutto per sostenere il capo, consentirgli di muoversi agilmente nello spazio, in tutte le direzioni, per raccogliere sensazioni e informazioni; e di mandare segnali al corpo perché si muova e agisca; oltre che per mantenere ciò che nel capo è contenuto, ovvero il cervello, che vuol dire la mente, che vuol dire noi stessi.Anche se potrà sembrare strano, la colonna vertebrale non è nata per movimentare manualmente dei carichi. Eppure, quando solleviamo o trasportiamo dei pesi, pensiamo subito ai possibili danni – dolori e molto altro – alla colonna vertebrale.
Come è possibile? E come proteggere quindi una struttura che non è progettata per eseguire un compito, nonostante vi sia spesso esposta?

Sollevamento e trasporto pesi

Proteggere la colonna vertebrale

Proteggere la colonna vertebrale

Quando dobbiamo affrontare un compito che prevede la movimentazione manuale di carichi, ci troviamo di fronte a due annosi problemi iniziali: il primo è che spesso non sappiamo quanto pesa ciò che stiamo sollevando, il secondo è che non conosciamo il peso limite che dovremmo sollevare nelle condizioni in cui ci troviamo.
L’indifferenza rispetto al peso dell’oggetto e la sottovalutazione dei limiti esistenti, portano a commettere leggerezze esponendosi al rischio di infortuni sul lavoro e danni a quel complesso sistema di sostegno e protezione della nostra mente che abbiamo descritto poco sopra: la schiena, appunto.
Superare questi scogli è possibile adottando comportamenti adeguati e prestando la giusta attenzione ai fattori ambientali, oggettivi e soggettivi di ciascuna situazione. 

Ridurre e valutare correttamente il sollevamento dei carichi

Ridurre e valutare correttamente il sollevamento dei carichi

Anche la legge lo dice: la movimentazione manuale dei carichi, se possibile, deve essere evitata. Occorre organizzare il lavoro e usare attrezzature adeguate per escludere la movimentazione manuale di carichi o almeno per eliminare i rischi principali (ovvero le probabilità di averne un danno).
Eppure, non possiamo davvero evitare di movimentare “qualsiasi” carico: anche un bicchiere d’acqua ha un suo peso e potrebbe essere considerato un oggetto da sollevare e muovere. Ecco allora quanto diventa importante diventare consapevoli di quando un carico diventa un rischio.Per farlo, serve tornare alle due domande che ci siamo fatti all’inizio: quanto pesa l’oggetto che dobbiamo spostare? E quale peso è accettabile per il lavoratore nelle condizioni in cui si trova? Rispondere alla prima domanda è facile, risolvere la seconda invece molto meno.
Occorre, dunque, una formazione fatta bene a tutti i livelli e un’organizzazione di qualità per far sì che i limiti personali e oggettivi vengano correttamente recepiti e rispettati.

Considerare la situazione complessiva: rachide, fatica, cuore

Le situazioni in cui ci si può trovare sono diverse: 

  • se dobbiamo fare solo poche azioni di movimentazione, tendiamo a sopravvalutare le nostre possibilità e a sottovalutare il rischio. Spesso pecchiamo di leggerezza e così sovrastimiamo la nostra forza muscolare, pensando “per una volta cosa vuoi che sia”: ci lanciamo in una sfida con noi stessi, abbiamo fretta. Ma se superiamo il peso limite (che è sicuramente inferiore a quello che “ci sentiamo o siamo capaci di sollevare”), le nostre vertebre non resistono e si danneggiano. Il peso giusto è quello calcolato in base alla capacità di resistenza delle vertebre e non c’è nessuna sensazione personale che possa dire qual è. È necessario imparare i limiti di peso e affidarsi a loro per conservare la salute nel tempo. Non serve fare gli eroi (sostenendo pesi importanti), anche se è per una sola volta;
  • quando dobbiamo fare molte azioni di movimentazione (ad esempio, compiendo un gesto in fretta e a lungo), anche di carichi che non ci sembrano eccessivi, dobbiamo pensare che stiamo sovraccaricando anche il nostro cuore, oltre alle vertebre. Di nuovo, non conviene aspettare che il nostro cuore ci mandi il segnale di aver superato il limite!;
Non superare mai il tuo limite
  • in condizioni “normali”, la fatica diventa il sintomo di quanto stiamo impegnando il nostro corpo nel suo complesso: il respiro si modifica, il battito cardiaco varia, c’è un maggiore consumo di energia e una più elevata dispersione del calore corporeo. A volte sono presenti fattori ambientali sfavorevoli: pensiamo al caldo umido o alle attività all’aperto sotto il sole in estate. Anche in questo caso è fondamentale valutare il rischio e programmare il lavoro, senza affidarsi alle sensazioni personali.
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Adottare stili di vita sani: un contributo inatteso che può fare la differenza

Adottare stili di vita sani

Il tema della corretta definizione e diagnosi delle malattie del rachide e delle diverse cause e concause è oggetto di studi e dibattiti. Rivolgersi a un medico è, in ogni caso, il primo ed essenziale passo.
Può essere utile però ricordare che fra i fattori non lavorativi che sono risultati significativamente associati alla patologia sono emersi in particolare il fumo e il sovrappeso.
Ecco perché, adottare sani stili di vita, può contribuire ad una migliore gestione del lavoro e a una sensibile riduzione dei disturbi ad esso correlati.

Sovraccarico biomeccanico: chi è coinvolto?

Il tema del sovraccarico biomeccanico e della prevenzione delle malattie muscolo scheletriche è complesso e non si esaurisce certo qui. Ci sono molti materiali disponibili (leggi, norme tecniche, metodi per la valutazione del rischio, materiali informativi). E ci sono obblighi per le aziende perché la prevenzione è un dovere che comporta molti aspetti.

Alcuni materiali utili sono stati preparati apposta per essere efficaci, affidabili ma anche abbastanza semplici. Prova a consultarli: 

  • per sapere in quali settori si sono sviluppate le malattie professionali e quali sedi del nostro corpo sono coinvolte nei diversi settori (come suggerimento per alcune attenzioni in più nella valutazione del rischio e nella prevenzione a tutti i livelli), puoi fare riferimento a questo documento di approfondimento;
  • gli esiti non voluti del sovraccarico biomeccanico possono essere le malattie professionali ma ti suggeriamo di dare uno sguardo anche agli infortuni da sforzo (sede e natura della lesione, professioni coinvolte possono essere utili indicatori di una esposizione “attuale”), grazie a questo focus
  • infine, ricordiamo che tra i principali fattori di rischio per lombalgia ci sono anche fattori psicosociali e in particolare: lavoro monotono, elevate richieste lavorative, scarso potere decisionale, insoddisfazione lavorativa, ritmi di lavoro imposti. Può essere pertanto opportuno un approfondimento dedicato.

Rimangono ovviamente molte altre cose che si potrebbero aggiungere, ma le rimandiamo ad eventuali altri interventi.

Siamo qui già soddisfatti se da ora in poi avremo ben fissi in mente (o sapremo trovare rapidamente) i valori limite di peso per la nostra età e per le condizioni reali in cui ci troviamo. E da lì, curiosi e fiduciosi, sapremo costruire sicurezza per noi e per la nostra azienda per conservare salute e capacità di lavoro.

TEST – Norme tecniche: un aiuto per la sicurezza

Con riferimento ad ISO TR 12295 (e pensando solo alla protezione del rachide) proviamo a verificare le nostre conoscenze o convinzioni.
Quale delle seguenti è una “condizione critica” che, anche se presente da sola, richiede già un intervento immediato di correzione in quanto costituisce un rischio non accettabile?

  1. La massa complessiva trasportata è maggiore di 1.000 kg in 8 ore e per una distanza di 20 metri
  2. Presenza di carichi che superano 10 kg per chi ha più di 45 anni anche in posizione di sollevamento ottimale (Posizione ottimale = carico tra le anche e le spalle, vicino al corpo e senza ruotare il busto) 
  3. La posizione delle mani all’inizio e alla fine del sollevamento e più in alto di 175 cm o meno di 0 cm

Se svolgiamo compiti con movimentazione manuale di carichi, quando facciamo una “valutazione rapida delle condizioni accettabili”, se il peso da sollevare è maggiore di 10 kg, quale delle seguenti affermazioni è corretta?

  1. La movimentazione manuale di un peso superiore a 10 kg non è mai accettabile
  2. La movimentazione manuale di un peso superiore a 10 kg richiede una valutazione caso per caso e non è sufficiente una “valutazione rapida delle condizioni accettabili”
  3. La movimentazione manuale di un peso superiore a 10 kg è sempre accettabile

Risposte corrette: c,b

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