Sovraccarico biomeccanico degli arti superiori: la sindrome del tunnel carpale

Sovraccarico biomeccanico degli arti superiori: la sindrome del tunnel carpale

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Le patologie da sovraccarico biomeccanico sono da anni le malattie professionali più frequenti. Tra queste, rientra anche la sindrome del tunnel carpale che coinvolge il braccio e la mano e, nei casi più accentuati, può essere molto doloroso e limitare fortemente le attività quotidiane.
Ecco di cosa si tratta e come prevenirlo sul luogo di lavoro.  

Grandi gruppi di patologie
Dati nazionali. Periodo 2017-2021. (Analisi degli OPEN DATA INAIL resa disponibile da CIIP – Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione) [WMSDs = Work-Related Musculoskeletal Disorders])

Alle patologie osteomuscolari si aggiungono però – con una percentuale rilevata del 14,91% nel 2021 – le “Malattie del sistema nervoso (G00-G99)”. Fra queste, al terzo posto con il 16% dei casi, abbiamo la sindrome del tunnel carpale.

Il tunnel carpale: una “galleria” molto affollata

La mano è uno dei prodigi della natura: accompagna quasi ogni momento della vita e ci permette di compiere diverse azioni, per noi e per gli altri. Le dita sono infatti uno strumento con cui possiamo adoperare attrezzi o utensili.
Un punto delicato della mano è il canale del carpo, che si trova a livello del polso e ha una base rigida (le ossa del carpo) e una “volta” anche lei rigida (legamento trasverso del carpo).
Si tratta di una vera e propria “galleria” in cui scorrono 9 tendini (quello del muscolo flessore lungo del pollice, 4 tendini dei muscoli flessori profondi delle dita e 4 dei muscoli flessori superficiali delle dita, ciascuno avvolto dalla propria guaina sinoviale) e in cui si trovano anche vasi sanguigni e un nervo (il nervo mediano). In questo ambiente affollato e chiuso, ogni volta che utilizziamo la mano uno o più dei 9 tendini flessori delle dita si spostano avanti e indietro. Se questo scorrere è troppo rapido e frequente, soprattutto se utilizziamo anche forza e la mano è “piegata”, la pressione all’interno del canale diventa troppa e i tendini si infiammano, dando origine alla sindrome del tunnel carpale.

La mano è uno dei prodigi della natura: accompagna quasi ogni momento della vita e ci permette di compiere diverse azioni, per noi e per gli altri. Le dita sono infatti uno strumento con cui possiamo adoperare attrezzi o utensili. 
Un punto delicato della mano è il canale del carpo, che si trova a livello del polso e ha una base rigida (le ossa del carpo) e una “volta” anche lei rigida (legamento trasverso del carpo).
Si tratta di una vera e propria “galleria” in cui scorrono 9 tendini (quello del muscolo flessore lungo del pollice, 4 tendini dei muscoli flessori profondi delle dita e 4 dei muscoli flessori superficiali delle dita, ciascuno avvolto dalla propria guaina sinoviale) e in cui si trovano anche vasi sanguigni e un nervo (il nervo mediano). 
In questo ambiente affollato e chiuso, ogni volta che utilizziamo la mano uno o più dei 9 tendini flessori delle dita si spostano avanti e indietro. Se questo scorrere è troppo rapido e frequente, soprattutto se utilizziamo anche forza e la mano è “piegata”, la pressione all’interno del canale diventa troppa e i tendini si infiammano, dando origine alla sindrome del tunnel carpale.

Sindrome del tunnel carpale: di cosa si tratta e da cosa dipende

Sindrome del tunnel carpale lavoro ripetitivo

Quando i tendini della mano si infiammano, si ingrossano e finiscono per comprimere tutto quello che c’è nel canale del carpo e in particolare il nervo mediano.
Di solito ce ne accorgiamo perché sentiamo delle strane e insolite sensazioni come formicolio, addormentamento, bruciore, dolore ad almeno una delle prime 3 dita della mano ovvero pollice, indice, o medio.
Indicatori preziosi che ci dicono che qualcosa non va e che conviene approfondire perché potrebbero essere causate proprio dal nervo mediano compresso.

All’origine del problema: frequenza, forza, postura, presa

La sindrome del tunnel carpale è uno dei rischi correlati ai movimenti ripetitivi e può dipendere anche dal lavoro che facciamo. Alcune delle azioni che compiamo, soprattutto se nelle modalità sbagliate, possono infatti portare alla comparsa di patologie degli arti superiori. È quindi importante prestare la giusta attenzione all’uso delle mani e ad alcuni fattori che potrebbero incidere sulle condizioni di salute di chi lavora.  

Frequenza, forza e postura

Se i movimenti delle dita sono molti e rapidi, tanto che non riusciamo a contarli: ecco un primo segnale che forse il compito che stiamo svolgendo è a rischio.
Ovviamente contare le azioni è difficile, ma con la tabella che segue possiamo averne una stima utile:

movimenti effettuati o osservati.jpg

In altri casi, vogliamo o dobbiamo svolgere azioni che richiedono molta forza.
Occorre imparare a valutare quanta forza stiamo impegnando perché rischiamo di compromettere le strutture del canale del carpo. Se serve molta forza, vuol dire che dobbiamo ricorrere a un attrezzo o uno strumento: non si tratta, in altre parole, di un lavoro da fare con il solo aiuto delle dita ma possiamo sfruttare le dita per “far fare lo sforzo” a un utensile adatto.
La forza necessaria per svolgere ogni azione non è un aspetto semplice da valutare, anche per un esperto. La figura che segue presenta due scale abbastanza utilizzate, adatte soprattutto per chi il lavoro lo svolge, ma anche per chi lo osserva.

Scala di Latko - Scala di Borg.jpg

Una nota: nella scelta degli strumenti prestiamo attenzione alle loro vibrazioni perché anche le vibrazioni trasmesse alla mano possono causare la sindrome del tunnel carpale.

Ci sono poi delle posizioni della mano che aumentano la pressione all’interno del canale del carpo: 

  • piegare la mano verso il suo dorso (estensione); 
  • verso il pollice (deviazione radiale);
  • verso il mignolo (deviazione ulnare);
  • verso il palmo (flessione). 

Oppure una combinazione di queste posizioni: pensiamo ad esempio all’azione di strizzare uno straccio bagnato.

Prese svantaggiose

La presa: questione di forza o precisione?

Ed ora un altro punto molto importante. Ci sono due modi molto diversi di utilizzare la mano e le dita: lavori di precisione e lavori di forza.

Le dita utilizzate da sole, a coppie, insieme, sono in grado di produrre azioni di estrema precisione e valore umano. Pensiamo alla scrittura manuale, alla digitazione su una tastiera, all’uso di uno smartphone. Con destrezza e precisione si creano opere d’arte; con le dita si governano macchine (ad esempio leve e pulsanti). Un modo di usare le dita che però non prevede l’esercizio di forza.Al contrario, quando abbiamo bisogno di utilizzare la mano per fare forza, la presa giusta è detta appunto “presa di forza” (grip) ovvero con tutte le dita chiuse attorno ad un oggetto di dimensioni (diametro) tali per cui il pollice riesce a sovrapporsi alla punta delle altre dita.

Presa di forza

In questo modo facciamo forza con i grossi muscoli dell’avambraccio, mentre i muscoli più deboli delle dita sono utilizzati solo per fissare la presa. In ogni caso, se svolgiamo un lavoro ripetitivo importante, anche con la presa di forza non dovrebbe esserci necessità di utilizzare una forza superiore a quella che ci serve per sollevare 2 kg con la presa di forza.

E questo non è l’unico caso. Quante volte infatti utilizziamo una delle prese presenti in questa figura:

Prese svantaggiose

Sono prese “in punta di dita” (pinch) e in cui lavorano soprattutto i deboli muscoli della dita. Pertanto, se adottate a lungo o con uso di forza, costituiscono un rischio. 
Se stiamo svolgendo un compito ripetitivo, le azioni in punta di dita non devono richiedere una forza maggiore di quella che ci serve per sollevare un peso di 200 grammi in punta di dita.

Fattori extra-lavorativi e stili di vita

Non sempre la sindrome del tunnel carpale è dovuta al lavoro: lasciamo ai medici il compito di indagare caso per caso e aiutarci a curare le altre condizioni (oltre al lavoro) che possono causare o favorire questa malattia. 

Può essere utile però ricordare che anche gli stili di vita possono influire sulla salute e sul benessere dei lavoratori. In particolare l’obesità sembra contribuire a provocare questa specifica patologia, sia per gli uomini che per le donne.
Sappiamo quasi tutti per esperienza diretta quanto sia difficile cambiare abitudini anche quando sappiamo bene che dovremmo farlo. Il tema è importante e delicato e andrebbe approfondito in separata sede. 

Sovraccarico biomeccanico: chi è coinvolto?

Il tema del sovraccarico biomeccanico e della prevenzione delle malattie muscolo scheletriche è complesso e non si esaurisce certo qui. Ci sono molti materiali disponibili (leggi, norme tecniche, metodi per la valutazione del rischio, materiali informativi). E ci sono obblighi per le aziende perché la prevenzione è un dovere che comporta molti aspetti.

Alcuni materiali utili sono stati preparati apposta per essere efficaci, affidabili ma anche abbastanza semplici. Prova a consultarli: 

  • per sapere in quali settori si sono sviluppate le malattie professionali e quali sedi del nostro corpo sono coinvolte nei diversi settori (come suggerimento per alcune attenzioni in più nella valutazione del rischio e nella prevenzione a tutti i livelli), puoi fare riferimento a questo documento di approfondimento;
  • gli esiti non voluti del sovraccarico biomeccanico possono essere le malattie professionali ma ti suggeriamo di dare uno sguardo anche agli infortuni da sforzo (sede e natura della lesione, professioni coinvolte possono essere utili indicatori di una esposizione “attuale”), grazie a questo focus
  • infine, ricordiamo che per la prevenzione dei rischi di sovraccarico biomeccanico occorre considerare anche i fattori psicosociali, come indicato nelle norme tecniche specifiche. Può essere pertanto opportuno un approfondimento dedicato.

Rimangono ovviamente molte altre cose che si potrebbero aggiungere, ma le rimandiamo ad eventuali altri interventi. 

Siamo qui già soddisfatti se da ora in poi, quando svolgiamo, osserviamo o organizziamo un lavoro ripetitivo, penseremo e sapremo fare una stima della rapidità e frequenza dei movimenti, della forza impiegata, delle posizioni della mano e delle dita, immaginando quello che succede nel tunnel carpale e, se è il caso, sapremo costruire sicurezza per noi e per la nostra azienda.

TEST – Norme tecniche: un aiuto per la sicurezza

Con riferimento al documento tecnico ISO TR 12295 (e pensando ai soli movimenti ripetitivi degli arti superiori) proviamo a verificare le nostre conoscenze o convinzioni.
Quando svolgiamo compiti ripetitivi, si verifica una condizione critica (che, anche se presente da sola, richiede già un intervento immediato di correzione perché costituisce un rischio non accettabile) se:

  1. È presente una pausa di soli 5 minuti in ogni ora di compito ripetitivo
  2. C’è una sola pausa (inclusa la pausa pranzo) in un turno da 6-8 ore
  3. La durata totale dei compiti ripetitivi supera le 4 ore nello stesso turno

Quando svolgiamo compiti ripetitivi e tutti gli altri elementi sono accettabili, quale delle seguenti è una condizione accettabile?

  1. Assenza di picchi di forza (ovvero uno sforzo percepito maggiore o uguale a 5 sulla scala di Borg)
  2. Presenza di picchi di forza con frequenza non superiore a 5 volte ogni ora di compito ripetitivo
  3. Presenza di picchi di forza con frequenza non superiore a 3 volte al minuto durante lo svolgimento del compito ripetitivo

Risposte: b,a.

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