Valutazione dei movimenti ripetitivi: criteri per mettere in sicurezza mani e braccia

Valutazione dei movimenti ripetitivi

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Tutti i lavori comportano l’utilizzo degli arti superiori in un modo o nell’altro. Durante la nostra attività lavorativa, siamo infatti portati a compiere movimenti con mani e braccia che possono ripetersi – con poche o alcuna variazione – durante la giornata, anche a intervalli ravvicinati. Alcuni di questi movimenti, più che semplici gesti, sono vere e proprie azioni tecniche (tirare, schiacciare, ruotare, e così via) che possono essere ripetute più volte nell’arco del turno di lavoro.
Come e ogni quanto vengono svolte deve essere oggetto di analisi: la valutazione dei movimenti ripetitivi consente infatti di agire per evitare conseguenze sulla salute del lavoratore e sul rendimento dell’attività.

Come capire se un’attività è ripetitiva?

Il modo più semplice per capire se un’attività può essere considerata ripetitiva è quello di osservare il proprio lavoro o quello di un’altra persona e valutare quante azioni vengono compiute al minuto e in quali condizioni. Alcuni dei criteri più importanti in questo senso sono infatti la velocità di ripetizione e la presenza, o meno, di interruzioni tra una serie e l’altra

La tabella seguente mostra alcuni scenari possibili in cui il numero di movimenti viene messo in relazione proprio con questi due fattori: la rapidità e le pause.

Numero di movimenti in relazione a rapidità e pause

Ma come valutare il livello di ripetitività e, quindi, i rischi che comporta per la salute dei lavoratori? In generale, è possibile trarre qualche prima conclusione sulla base di alcuni valori indicativi di frequenza:

  • 20 azioni al minuto: l’attività può essere considerata ripetitiva ma sicura, anche in presenza di disturbi alle braccia o altre limitazioni, solo se in assenza di altri elementi di rischio (forza, posizione assunta, tipo di presa, e così via); 
  • 30-40 azioni al minuto: il ritmo di lavoro è sicuro se svolto da persone sane e in assenza di altri elementi di rischio; 
  • 60-70 azioni al minuto: questa è considerata una condizione critica ed è necessario intervenire per migliorarla anche perché spesso comporta la presenza di altri fattori di rischio.   

Anche la durata complessiva del compito ripetitivo deve essere valutata attentamente, insieme alla frequenza delle azioni, alla postura delle braccia e delle mani e ai momenti di recupero previsti. Si può fare una “valutazione rapida” per stabilire se i rischi sono accettabili o se si è di fronte a una condizione critica.

Valutazione rapida: cosa stabilisce il documento tecnico ISO TR/12295

Con il termine ISO si indica la International Organization for Standardization, una federazione internazionale di comitati tecnici nazionali che lavorano alla preparazione di norme internazionali, su diverse materie.

In particolare, nel documento TR/12295 sono contenute le raccomandazioni ergonomiche per diversi compiti di movimentazione manuale dei carichi e le posture lavorative, destinate a realtà professionali e non. È in questo documento che si trova anche la definizione di valutazione rapida: un’operazione che mira a identificare l’esistenza di un rischio accettabile (o addirittura nullo) o, al contrario, di una condizione critica, ovvero con rischio elevato.

Valutazione rapida del rischio: la condizione accettabile

Ai fini della valutazione rapida del rischio devono essere considerati – lo dicevamo – diversi fattori, tra cui anche la frequenza di ripetizione e l’uso della forza.
Quest’ultima, può essere quantificata attraverso alcuni indicatori numerici e soggettivi, ovvero mettendo a confronto due scale di misurazione: la scala di Borg e quella di Latko.
La figura seguente mostra entrambe. Nella scala di Borg ci si chiede se il compito da svolgere richiede “un apprezzabile sforzo muscolare” per essere completato, e si assegna un valore rispetto allo sforzo massimo e alle descrizioni contenute nello schema.
La scala di Latko, invece, può essere un parametro utile con cui rapportare ciò che sente chi compie lo sforzo e ciò che vede un osservatore esterno.

Scala di Latko e Scala di Borg

Per la valutazione rapida degli altri elementi di rischio, invece, si può fare riferimento alla tabella sottostante, che riassume alcune condizioni frequenti: se la risposta sarà sì a tutte, il compito sarà ritenuto accettabile.

Compiti ripetitivi degli arti superiori”

Oltre a quanto visto, è importante controllare se sono presenti anche fattori di rischio potenziale, di natura fisica o psicosociale, come ad esempio:

  • strumenti vibranti;
  • compressioni localizzate a strutture anatomiche dovute a strumenti;
  • esposizione al caldo o al freddo;
  • equipaggiamento protettivo personale che limita i movimenti o inibisce le prestazioni;
  • pavimenti scivolosi, cattiva presa, oggetti in caduta, e altro che possa causare movimenti improvvisi e incontrollati;
  • accelerazione/decelerazione rapida dei movimenti;
  • forza/carico statico;
  • braccia o spalla sollevati;
  • presa continua su strumenti, come può essere un coltello da taglio nell’industria ittica;
  • posture bloccate o fisse;
  • necessità di esercitare forza con rapidità (attraverso martellate o colpi ripetuti);
  • lavori di alta precisione combinati con la forza;
  • elevata pressione per terminare il lavoro in ore stabilite;
  • controllo scarso o nullo sulla pianificazione e organizzazione del proprio lavoro;
  • mancanza di supporto da parte di dirigenti e/o colleghi;
  • alto carico mentale, concentrazione e attenzione;
  • isolamento del compito nel processo di produzione;
  • ritmo di lavoro predefinito da macchine o altre persone;
  • tassi di lavoro predefiniti o sistemi di bonus.

Valutazione rapida del rischio: la condizione critica

È sufficiente che solo una delle condizioni riportate nella tabella di cui sopra non siano rispettate perché il lavoro venga considerato non accettabile e debba essere pertanto ripensato.
Come? Attraverso interventi di ergonomia, ovvero azioni coordinate e contemporanee su tre aree: strutturale, organizzativa e formativa.
L’ambito strutturale riguarda la disposizione della postazione e della strumentazione, gli spazi e gli arredi; quello organizzativo, invece, interessa la distribuzione del lavoro, la rotazione dei turni e delle mansioni, gli orari di lavoro; la formazione, infine, coinvolge tutto il personale, dai lavoratori, ai capireparto ai dirigenti, e deve quindi essere adeguata di conseguenza. Esistono poi casi intermedi, ovvero quando il compito non è considerato come accettabile ma non sussistono nemmeno le condizioni per definirlo critico. In queste situazioni è necessario eseguire una valutazione del rischio più approfondita attraverso metodi scientifici ed eventuali figure professionali addette.

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